Recensione a cura di Angioletta Masiero
Pubblicata su:Tribuna Letteraria, La Nuova nr. 67/2002 Il muro dietro la porta di Elisa Sala Borin È davvero un affresco della Treviso di cinquant'anni fa quello che ci viene incontro mentre leggiamo le pagine del libro lì muro dietro la porta di Elisa Sala Borin. Un affresco che restituisce intatti volti amati, affetti, canzoni, voci, emozioni, strade e palazzi della vecchia Treviso... E al centro troviamo lei. Elisa, bimba di pochi anni, sensibilissima, ricettiva, timida, un piccolo "passero solitario" che, per non sentirsi sola e sperduta, ha bisogno di avere accanto, rassicurante e dolce, la presenza della madre tanto amata. È una bambina riflessiva e tranquilla, un po’ introversa. Elisa, una piccina fin troppo sensibile che, spesso, tende ad isolarsi e non cerca la compagnia dei coetanei; preferisce costruirsi un mondo tutto suo, ha anche un rifugio segreto e ama raccontarsi le fiabe. Il suo sentire di bimba si scontra di frequente con l'ottusa mentalità di tanti adulti che, molte volte, non si accorgono di ferire i bambini con certi comportamenti o atteggiamenti sbagliati. Basta uno sguardo malevolo o una frase cattiva per far sanguinare il piccolo, tanti grandi non lo comprendono. Elisa, bambina sensibilissima, sa guardarsi attorno con occhi così acuti, e a sentire con orecchi così attenti, da regalarci i petali trasparenti e preziosi dei suoi ricordi d'infanzia: i più belli, i più teneri, a volte i più malinconici, altre i più tristi. Ma nella vita c'è tutto e, con la sua scrittura, con questi racconti ben costruiti e vibranti di emozioni, l'autrice canta la vita. 1! tempo, sempre, intesse la nostra esistenza e la memoria ci fa rileggere in segreto le sue pagine. Quello di Elisa Sala Borin è un tessuto linguistico scorrevole, agile, senza forza forzature. Insieme all’autrice impariamo a conoscere figure e luoghi di una Treviso ormai scomparsa, camminiamo per piazze che non ci sono più, tra figure divenute polvere, eppure ci accorgiamo che è forse questa la Treviso più bella, quella più vera. La Treviso guardata, amata e sognata con gli occhi dell'infanzia, di una bambina. Una bambina costretta, molte volte, a scontrarsi con una realtà più grande di lei, una realtà tragica, quella della guerra, dei bombardamenti, della distruzione e della paura. Scrittrice delicata, profonda conoscitrice delle grandezze quanto delle miserie umane, Elisa Sala Borin ci prende per mano e ci conduce, racconto dopo racconto, in un giardino che e solo suo: il giardino della sua infanzia. |