Elisa Sala Borin
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Recensione a cura di Marilena Genovese
Pubblicata su:Literary nr. 4/2009     

Maria voleva le ali di Elisa Sala Borin

Ha l’odore dei panni insaponati questo delizioso racconto che ha come protagonista Maria, ventitreenne stanca ed arrabbiata, dalle mani arrossate, gonfie e piene di tagli, che coltiva un unico grande desiderio: quello di essere indipendente e di andare a vivere lontano dalla nebbia che avvolge la Piegora, la sua casa natia. Così, quando Francesco Schioppalalba la chiede in moglie non sa dire di no e comincia a sognare ad occhi aperti. Non immagina che quell’uomo la considera una bestia da soma, un valido aiuto per tutte le stagioni, e che ad attenderla è una vita fatta di contrarietà e di fatiche ancora più grandi di quelle che ha lasciato dietro di sé.

In una cornice dominata dalla brina che imprigiona la natura e da un silenzio rotto dalle urla della gente scampata miracolosamente ai bombardamenti del primo conflitto mondiale, Maria non si perde d’animo. Coraggiosa e indomita, attraversa, con il fardello di doveri e di bisogni non realizzati, quegli anni in cui alle donne non è ancora concesso di vivere senza la tutela patriarcale, pronta a concedersi, dopo la morte di Francesco, l’ultima possibilità di amare e di essere ricambiata. A fare da contorno alla sua esistenza provata dal dolore ci sono Adele, la gnagna Isa, Adolfo e molti altri personaggi, le cui storie si intrecceranno con la sua, conferendole ulteriore spessore.

Si trova di tutto in questo testo: l’amore, la disillusione, il sentimento dell’odio e del perdono, la nostalgia per il proprio passato e per le proprie origini, nonché un quadro degli eventi storici del tempo che fanno da sfondo alla vita della protagonista e della sua famiglia. Tematiche, queste, affrontate con toni pacati, dalle venature talvolta malinconiche, che hanno il pregio di catturare il lettore e di renderlo partecipe di alcune dinamiche sociali oggi per lo più superate.

Ma il vero punto di forza del romanzo è un altro: l’abilità della scrittrice di essersi saputa calare nell’intimità della protagonista, riuscendo ad esprimere il groviglio di sentimenti che si agitano nella sua anima. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, c’è spazio per un diffuso lirismo e per delle immagini indimenticabili, come quella del vento che soffia sollevando le foglie gialle, rosse, ocra e marrone, figlie di un autunno che tarda a morire.


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