Elisa Sala Borin
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Recensione a cura di Fulvio Castellani
Pubblicata su: Literary nr. 3/2014     

Camilla e la luna piena di Elisa Sala Borin

Un canovaccio di intrecci e di poesia, di fantasia e di legami culturali con l' ieri, questo di Elisa Sala Borin.

Una storia che è una accattivante favola contemporanea che vive tra il concreto e il ricordo, tra l'amore e l'altruismo, tra un sentiero in penombra e una autostrada di luce interiore, splendente anche se c'è la siccità, la pioggia, la neve e il freddo.

Si definisce, in chiusura di romanzo, una burattinaia Elisa Sala Borin, ma una burattinaia che ha saputo muovere i fili dei vari personaggi con precisione e seguendo la cifra narrativa che accomuna filosofia del vivere e sipari allargati che vanno ben oltre il fatto compiuto.

Già il titolo del romanzo, "Camilla e la luna piena", suggerisce atmosfere fantastiche, accelerazioni emotive di prim'ordine, chiare incursioni nell'io, sensibile e volubile, introverso e dialogante, di quanti a vario titolo vivono anche a tu per tu con i protagonisti dichiarati della vicenda: Camilla, la sua amica Caterina, Franco (primo amore giovanile e rimasto unico) e Nino (il salvatore di Camilla che alla fine la conquista e la fa sua, lei consenziente e innamorata più che mai).

La storia parte dalla scomparsa di Camilla e dalla ricerca spasmodica della giovane e bellissima donna. Ricerche che risultano vane perché a trovare Camilla in non buone condizioni c'è stato Nino, che la cura in un luogo appartato e soltanto da lui popolato. Il rientro di Franco con il figlio Manolo innesca molti enigmi, visto che Franco e Camilla in gioventù erano inseparabili.

L'amica Caterina, a sua volta, si dà da fare per avere notizie dell'amica e nel frattempo si invaghisce di Franco dopo essersi liberata dell'ultimo suo compagno. Poi ci sono, naturalmente, i genitori di Camilla, alcuni amici come il medico di famiglia Rienzi, il cane Topo e il gatto Gatto.

I capitoli si susseguono sul filo di svariate situazioni e con non pochi agganci al passato.

Tutto alla fine si risolve per il meglio, lasciando nel lettore la certezza di aver seguito una vicenda a filo doppio, sì, ma una vicenda che ha lasciato, e che lascia, spalancate le porte di una realtà colorata d'amore genuino e di un pathos difficilmente dimenticabile.

Il merito va alla grande capacità di Elisa Sala Borin di catturare in toto l'attenzione del lettore, grazie soprattutto ad una scrittura ricca di sfumature, elegante e armoniosa quanto precisa nel cogliere dalla natura ogni variazione stagionale. Cosicché il romanzo non può che aprirsi alla fruizione di un pubblico allargato e colto ad un tempo. Del resto non avevamo dubbi al riguardo, avendo già gustato e ammirato non poche opere della scrittrice trevigiana sia di poesia che di Narrativa.

7 dicembre 2013


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