Recensione a cura di Irene Sparagna
Pubblicata su:Memorial Sparagna.com Io, Arpa Eolia di Elisa Sala Borin Elisa Sala Borin si presenta ai suoi lettori in maniera desueta, introducendosi con toni quasi confidenziali, aprendo da subito e senza tergiversare il suo mondo poetico: fatto di tutto di niente, e proprio dal niente riesce a creare quelle vocalità descrittive che la rendono testimone del suo “Io recondito” incalza “nella mia superbia voglio lasciare agli altri tutta me stessa, perché a parole non sono stata una comunicatrice…” La Borin dà un titolo corposo alla sua raccolta poetica: “Io, Arpa Eolia” coinvolgendo da subito due percezioni sensoriali fondamentali per l’essere umano: la memoria strumento e la musicalità che le è propria. Tre semplici parole, tutte con carattere maiuscolo, tre entità che sono importanti a prescindere dal loro intersecare i ruoli: “Io” in quanto voce narrante, “io” senziente e “io” fagocitante sensazioni tra le più disparate, a volte semplicissime a volte complesse; “Arpa” come strumento foriero di melodie dolcissime, quel pizzicare volutamente le sue slanciate corde, carezzarle come si può fare con un’amante, e che amante la poesia!; “Eolia” il vento, che tutto cambia, che tutto attraversa, che ora è qui tra i tuoi pensieri e un attimo dopo è laggiù a giocare tra le sponde del mare. E riporta poi la leggenda di Re Davide … “…si narra che Re Davide avesse appeso una cetra Eolia sopra il suo letto, posizionata in modo che tutte le sere verso mezzanotte, il vento la facesse vibrare. Il suono di questo strumento è al confine dei fruscii prodotti dalle foglie dei boschi, dalle acque, dai fiumi, dal cadere della neve …”. In apertura “Le sapienti volute del vento | dita di luce, | … | (da “Io, arpa eolia”) E ancora “Senti il mare: | col suo lieve sciabordio | canta la vita | …” (senza titolo) In pochi versi presi a caso tra le tante poesie, si incontrano elementi fondamentali della vita, che sono parte di ognuno di noi, ma dove non tutti hanno il dono di saperne parlare in maniera familiare intimista, spesso sono schizzi rubati al tempo, emozioni che escono fuori come per magia dalle cose comuni di tutti i giorni, per poi trasformarsi viepiù in viaggi “Vorrei parole d’amore | mai scritte nel libro segreto dell’anima, | e seminarle a piene mani | su questa matrigna terra che ci rinserra || ” (da “Sogno”) “Scendo il viottolo | che porta alla marina | e il vento | avvoltola la mia anima | …” (da “Il mio sud”) Questa raccolta poetica non ha un excursus logico tematico: al lettore potrebbe apparire forse confusionaria e dislettica organicamente e temporalmente, a me piace definirla un “grande suk poetico” un grande mercato, come quelli che si incontrano nelle terre africane con colori e suoni ed odori che confondono e stordiscono, ma che al contempo ti lasciano visivamente piacevolmente sazio ed appagato. “Dalle brume del tempo | riemerge un ricordo | arroccato | come un re senza corona | sulla scacchiera mobile, | immagine | di un mare agitato | dai solari riflessi | che si è mosso, senza pietà alcuna | con la sua torre | verso il vetusto castello | della smarrita memoria.” (da “ Per ricordare”). Che dire di più? Ringraziare l’autrice per questo piacevolissimo viaggio emozionale. |